Stalking, si può essere denunciati anche per i post sui propri profili social: l'avvocato spiega il motivo

Sapevate che si può essere denunciati per stalking, anche per aver pubblicato una serie di post sul proprio profilo social? Un noto avvocato italiano ha spiegato il motivo: riguarda una sentenza della Corte di Cassazione. Ecco tutti i dettagli.

Dal 2009, lo stalking è ufficialmente un reato penale, anche in Italia. È disciplinato, in particolare, dall'articolo 612 bis del Codice Penale, che determina la fattispecie di reato degli atti persecutori. Può essere condannato per atti persecutori, chi minaccia o molesta una persona, in modo tale da cagionargli un perdurante stato di ansia e preoccupazione, con atti reiterati nel tempo. Qualora non rappresenti un reato ancora più grave, come quello di minaccia o di molestia, il reato di atti persecutori viene punito con un periodo di reclusione, che va da un anno a sei anni e sei mesi. La pena può essere, altresì, aumentata, se commessa da coniuge, o anche se il reato è commesso tramite strumenti telefonici o informatici.

In effetti, la pratica dello stalking attraverso smartphone e strumenti informatici è molto diffusa e, in molti casi, può essere davvero fastidiosa e pericolosa. Le vittime di stalking telefonico o informatico, infatti, ricevono, di solito, numerose chiamate e messaggi, spesso anche di notte. L'atteggiamento, reiterato nel tempo, dello stalker, preoccupa in maniera comprensibilmente evidente le vittime di stalking, rendendo, spesso, impossibile condurre la vita in maniera normale.

Si può essere denunciati per stalking anche per dei post pubblicati sui propri profili social: ecco i dettagli sulla sentenza della Corte di Cassazione

Non tutti sanno, però, che può compiere atti di stalking online anche chi non contatta direttamente la vittima degli atti persecutori. Come spiega Angelo Greco, celebre avvocato italiano, sulla sua pagina TikTok, infatti, si può essere denunciati, e condannati, di stalking, anche per dei post sui social, e non per forza inviati direttamente al profilo della persona vittima di atti persecutori. Greco ha, infatti, spiegato che la Corte di Cassazione, mediante una recente sentenza, non c'è bisogno che lo stalker contatti continuamente, e invii messaggi continui alla vittima, per essere denunciato di stalking.

@angelogrecoofficial

Stalking è anche scrivere post sui social sempre riferiti alla stessa persona #stalking #legge #reato #social

♬ suono originale - Angelo Greco

In alcuni casi, infatti, può essere considerato colpevole di stalking anche chi cerca la vittima attraverso i suoi amici, i suoi parenti, o, addirittura, pubblica in continuazione sul suo profilo social dei post riferiti alla vittima dello stalking. Questo, anche se i post sono riferiti anche solo vagamente a quest'ultima. In effetti, leggere continuamente dei post minacciosi, che potrebbero essere indirizzati proprio a chi li legge, o, comunque, a chi viene a conoscenza della loro esistenza, può provocare ansia e grave preoccupazione nella vittima.

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Una donna preoccupata, perché vittima di stalking online.

Questi atti, però, devono essere reiterati nel tempo: è il fatto di ripetere costantemente questa condotta, riferendosi alla vittima di stalking, anche se non in modo diretto, che configura il reato di stalking. Per questo, chi si sente vittima di stalking, può querelare il presunto colpevole anche in questi casi di stalking via social. Per sapere, invece, se tirare anche un solo schiaffo può essere considerato un reato, cliccate qui.

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