"Il mio capo ha imposto una regola assurda a lavoro: cosa succede a chi fa un minuto di ritardo"

Sui social è diventata virale la foto di un avviso scritto dal capo di un'azienda, che punisce severamente chi arriva in ritardo al lavoro. Tutti sono concordi nell'affermare che è una 'misure' oggettivamente eccessiva.

Chi lavora nel settore pubblico italiano - sopratutto se ha un contratto a tempo indeterminato - dorme sonni tranquilli. A meno di clamorosi errori o violazioni gravi delle norme di condotta, il suo posto di lavoro è al sicuro fino alla pensione. Chi, invece, opera nel settore privato sa che prendere un giorno di malattia o di ferie non sempre è facile, specialmente nelle aziende con un numero di dipendenti inferiore a 10. Quello dei ritardi è un altro tasto dolente. A molti lavoratori capita di entrare in ufficio con qualche minuto di ritardo per i più disparati moivi. Se si rimane sotto la soglia dei 5, non è un dramma. Se si va oltre i 10, il datore di lavoro è legittimato a chiedere spiegazioni. Da Twitter/X arriva la dimostrazione che alcuni datori di lavoro sfidano letteralmente la legge per tutelare i propri interessi.

L'avviso discutibile su chi fa più di un minuto di ritardo
L'avviso discutibile su chi fa più di un minuto di ritardo

Sul foglio c'è scritto letteralmente: "Per via di troppi dipendenti che abusano del sistema, a partire da oggi nessun dipendente verrà pagato se prenderà un giorno di malattia, a meno che non porti il certificato medico il giorno seguente". E, fin qui, nulla di clamoroso. La parte successiva, però, ha scatenato critiche a non finire: "Qualunque dipendente che arriva in ritardo (dalle 8:01 in poi) per quattro o più giorni mensili, perderà automaticamente un giorno di riposo retribuito per malattia. I giorni persi non verranno recuperati a fine anno". Insomma, se su 20 giorni lavorativi in un mese, si arriva 4 volte alle 8:01, si perderà un giorno di ferie retribuito".

La spiegazione della decisione del capo e dei minuti di ritardo al lavoro

Gli Stati Uniti sono una nazione complessa, con 52 stati che su molti temi hanno totale potere decisionale. In molti territori non esiste distinzione per i giorni di pausa retribuiti. Ogni contratto ha un certo numero di giorni liberi che il dipendente può sfruttare. Importante notare che non c'è distinzione: l'assenza per malattia è considerata allo stesso modo dei motivi personali e perfino della vacanza. Ancora più sorprendente, agli occhi di un italiano, scoprire che non esistono regolamenti precisi in merito alle ferie retribuite negli States. Secondo uno studio del 2018 riportato da 'Explore America', oltre un quarto dei dipendenti americani lavora senza ferie retribuite o congedi per malattia.

Ogni contratto prevede un numero variabile di giorni liberi retribuiti, tutti messi nella stessa categoria: PTO (paid time off). Questi includono ferie, vacanze, lutti e malattie. Di norma, il numero di giorni di PTO aumenta all'aumentare dell'anzianità di servizio. Una persona appena assunta potrebbe averne 5 l'anno e, dopo qualche anno in azienda, salire a 15. Ancora più importante un altro dettaglio: in Italia, a fine anno, le ferie non godute vengono pagate nella busta paga i dicembre; negli Stati Uniti sono perse, salvo una percentuale variabile (decisa dal datore di lavoro) che potrebbe passare all'anno successivo. Non è raro, infine, che un dipendente venga licenziato in tronco solo per non essersi presentato al lavoro e non aver avvisato l'azienda.

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